Il 16 giugno non sarà la “prima” solo per l’acconto Imu-Tasi con le modifiche apportate dalla Legge di Stabilità ma anche per il nuovo sconto sulle case date in comodato gratuito a figli e genitori. Il bonus nazionale potrebbe riguardare secondo alcune stime del Caf Acli circa 600mila delle 931mila case date in comodato, e potrebbe offrire un beneficio assai più generoso dei soli 20 milioni calcolati dalla manovra per rimborsare i Comuni. Numeri certi e definitivi potremmo però verificarli solo dopo l'acconto, perché sono parecchie e vanno via via moltiplicandosi le variabili che il meccanismo descritto meglio nella Legge di Stabilità pone in essere mediante l’incrocio con le normative locali. Il dettame innanzitutto dimezza la base imponibile, e quindi l'imposta, per le abitazioni non di lusso (escluse quindi le categorie A/1, A/8 e A/9) che vengono concesse in comodato gratuito ai parenti in linea retta entro il primo grado, cioè a figli o genitori. Fin qui è tutto relativamente facile, le cose, però, si complicano quando si cominciano a esaminare le condizioni introdotte con l'obiettivo di limitare gli effetti del beneficio che era stato deciso per ragioni politiche, ma presentava qualche problema di copertura. Difatti, per essere inclusa nel dimezzamento dell'imposta, la casa data in comodato deve essere nello stesso Comune in cui si trova l'abitazione principale del proprietario, e quest'ultimo non deve possedere alcun altro bene immobile. Queste le limitazioni che ad esempio portano ad un esclusione del beneficio anche quando si ha ereditato anche una piccola quota di un terzo immobile, che invece rimane in vigore se le proprietà extra sono una seconda pertinenza oppure un immobile non abitativo, per esempio un terreno; su questo la norma lasciava purtroppo molta incertezza così che è stato necessario un intervento chiarificatore venuto dal dipartimento Finanze con una risoluzione (la 1/2016) che ha evitato il rischio di effetti paradossali.
Ma c'è anche una terza condizione a restringere ancor di più il campo. Per avere lo sconto occorre infatti che il contratto sia registrato, un passaggio spesso trascurato dalle famiglie proprio per il rapporto di parentela che insisteva tra le parti dello stesso, inoltre veniva per così dire tralasciato in quanto la registrazione costa 232 euro, e sicuramente alcuni preferivano evitare un esborso seppur minimo di denaro per andare a definire un rapporto che essendo così familiare non aveva bisogno di rafforzativi, così una parte dei potenziali beneficiari avrebbe sicuramente rinunciato se lo sconto sarebbe stato più modesto. Sarà dunque l'incontro-scontro delle tre condizioni a determinare l'ampiezza effettiva del bonus, che come spesso accade solletica i contribuenti ma preoccupa i Comuni: con una platea potenziale da 600mila beneficiari si può arrivare fino a 80 milioni (l'Imu-Tasi media per la seconda casa è di 235 euro), cioè quattro volte tanto rispetto al rimborso previsto per i Comuni.