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25 agosto 2016

RISCOSSIONE ENTI LOCALI - FARE PRESTO, FARE BENE. ALTRO CHE EQUITALIA

L’abolizione di Equitalia sembra ormai non più un lontano miraggio ma sembra essere sempre più una concreta soluzione con scadenza fissata al 31 dicembre 2016. E’ così che da nord a sud sono decine i Comuni che hanno tolto ogni potere all'ente di riscossione con soluzioni diverse.
La Legge 166 che autorizza le amministrazioni locali a non servirsi più di Equitalia risale al 2011, a causa delle numerose proroghe e della mancanza ad oggi di un obbligo a fare autonomamente, non tutti gli enti si sono preparati adeguatamente al divorzio dalla società di riscossione e soprattutto non hanno ancora un quadro completo dei vantaggi che possono emergere istituendo una riscossione propria.
L’abolizione di Equitalia ha avuto effetti diversi e molteplici nei vari comuni d’Italia. C’è stato ad esempio il baratto amministrativo e l’abolizione della Tasi, citandone alcuni. 
Il punto fondamentale è che in materia di riscossione coattiva, in Italia vige ancora il Regio decreto n.639 del 1910, firmato da Vittorio Emanuele III, quindi se oggi un Comune decide di abbandonare Equitalia, come alternativa per la riscossione coattiva ha il regio decreto 639 del 1910. 
Gli ufficiali della riscossione, nel nostro Paese, ce li ha quasi tutti Equitalia, nonostante con l’art. 42 del D.Lgs. 112/1999 veniva previsto un concorso nazionale, bandito di concerto tra il Ministero dell’Economia e Finanze ed il Ministero dell’Interno, per l'idoneità degli ufficiali. L'ultimo bando, infatti porta la data del 15 dicembre 2003 ben prima dunque dell’entrata in vigore della Legge 248/2005 che ha interamente riformato il sistema della riscossione nazionale e locale. Tale norma per la verità, nella previsione di una possibile carenza delle figure in questione, ha stabilito come tale concorso, qualora necessario, potesse essere indetto senza la necessità di osservare alcuna specifica cadenza temporale avendo riferimento solo all'esigenza e alla necessità delle amministrazioni. A tutt'oggi però, dopo oltre 13 anni dall'ultimo bando, nulla è accaduto.
Il regio decreto caduto in disuso è tornato in auge da quando il DL 70/2011 articolo 7 comma 2 ha disposto l’uscita di Equitalia dal mondo dei comuni. Così si è tornati, contro l’evasione, all'ingiunzione fiscale, ovvero a un’ordine di pagamento emesso dall'ente locale. La misura prevede che, se il soggetto intimato non paga entro un certo termine, l’ente può attivare le procedure esecutive e pignorare i beni del debitore.
E allora negli ultimi anni molte amministrazioni si sono attrezzate per riscuotere i tributi direttamente, attraverso società in house o partecipate oppure attraverso soggetti privati selezionati con gara pubblica. Prima della riscossione coattiva, per i tributi locali di modesta entità ci sarà una fase stragiudiziale.
E' doveroso precisare però che si sono paventate inchieste aperte dalle procure di mezza Italia sulle attività di alcune società private di riscossione, creando non poca confusione ed un pizzico di timore. Tributi Italia è il caso più noto, ma non è certo l’unico.
A fare ordine però sono intervenuti Consiglio di Stato e Anac, come già esposto nel nostro precedente articolo, indicando quale scelta più efficace ed efficiente la riscossione coattiva diretta, effettuata dai Comuni avvalendosi di società la cui logica non sia condizionata dall'aggio (la commissione ricevuta da Equitalia su ogni cartella gestita). Così da poter avere il supporto ed il sostengo di professionisti del settore specializzati nella lotta all'evasione e nello stesso momento continuare ad avere sotto la propria giurisdizione tutto il loro operato.

Tra i primi ci sono stati Riccione, Morazzone (Varese), Thiene (Vicenza), San Donà di Piave (Venezia), Vigevano (Pavia), Zanica (Bergamo), Merate (Lecco) e Calalzo di Cadore (Belluno), che dal 2011 ha affidato la raccolta coattiva dei crediti insoluti alla Comunità montana Valbelluna, che già gestiva la riscossione delle tasse ordinarie. Il risparmio dichiarato dall'amministrazione comunale è di 26 mila euro l’anno. Tra i pionieri anche il Comune di Oristano. Solo un anno dopo il cambio, il risparmio ottenuto con la riscossione diretta era calcolato in un milione e mezzo di euro, con un aumento di 650mila euro nel gettito derivante dall’Ici e di 600mila euro per la Tarsu.
 
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